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Il nuovo calendario illustrato della Val di Fiemme Cassa Rurale
in collaborazione con la Magnifica Comunità di Fiemme

Pastori, contadini e boscaioli. Gente di Fiemme. Radici profonde e legame con il territorio. Mondo Rurale. Impressioni, luci, ombre. Fotografia.

È ufficialmente in distribuzione da lunedì 18 dicembre il nuovo calendario illustrato 2024 della Val di Fiemme Cassa Rurale che propone una selezione delle immagini esposte nella mostra temporanea “Allevatori, pastori, contadini, e boscaioli di Fiemme. Scatti Rurali dal passato” presso il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme.

Con questo calendario, Val di Fiemme Cassa Rurale e Magnifica Comunità di Fiemme consolidano la loro collaborazione come enti del territorio, che condividono una profonda connessione con la storia e l'identità locale.

La mostra a cura di Roberto Daprà, Tommaso Dossi, Alice Zottele con la collaborazione di Giada Paluselli è visitabile presso gli eleganti saloni del Palazzo della Magnifica Comunità fino a domenica 28 aprile 2024.

Un’esposizione che racconta il profondo e antico legame che le genti di Fiemme hanno con il proprio territorio. Una realtà sociale quasi scomparsa dove il vivere quotidiano dipendeva dalla messa in atto paziente, rigorosa e faticosa di una tecnologia agraria talora arcaica e poverissima, ma nondimeno ingegnosa, articolata e versatile.

A popolare questo mondo troviamo coloro che, spesso con approssimazione, vengono definiti in letteratura come le “classi subalterne”: semplificazioni che nel Trentino della cooperazione e nella Val di Fiemme della Magnifica Comunità risultano riduttive. Contadini, boscaioli, allevatori nella loro semplicità, hanno saputo cogliere i cambiamenti ed innovarsi preservando le tradizioni.

La mostra temporanea Allevatori, pastori, contadini e boscaioli di Fiemme. Scatti rurali dal passato punta a valorizzare l’importante patrimonio fotografico conservato presso l’Archivio storico, mostrando al pubblico alcuni scatti inediti eseguiti tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento.
Tra le migliaia di immagini presenti nell’archivio spiccano i ritratti eseguiti da fotografi professionisti dell’epoca, come il trentino Giovanni Battista Unterveger e come i fiemmesi Mario Bragagna e Francesco March. Di carattere più tecnico e di grande interesse selvicolturale sono invece le foto fatte dall’allora Economo forestale Guido Koch.
La maggior parte degli scatti esposti, confluiti nell’archivio dell’ente in tempi e modalità delle più disparate, risulta però di autore anonimo.

Un’esposizione che vuole mettere in risalto il mondo rurale della Val di Fiemme: un territorio che per secoli ha vissuto di un’economia di stampo agro-silvo-pastorale e dove allevatori, pastori, contadini e boscaioli furono i principali attori.
Tali protagonisti, con il loro lavoro, trasformarono profondamente il paesaggio adattandolo alle proprie esigenze: boschi ordinati, campi coltivati, prati falciati e funzionali architetture come masi, baite, tabià, segherie ed altri numerosi opifici.
L’esposizione delle foto, in formato originale e per mezzo di ingrandimenti, mette così in luce una realtà sociale quasi scomparsa. Un’immagine che si distingue dall’ormai centenario repertorio romantico dell’epopea alpinistica e da quello talvolta folkloristico di talune cartoline turistiche.
La mostra illustra infatti una realtà rurale minore di valle, ignota al turista e appena frettolosamente sorvolata dall’escursionista, dove il vivere quotidiano dipendeva dalla messa in atto paziente, rigorosa e faticosa di una tecnologia agraria talora arcaica e poverissima, ma nondimeno ingegnosa, articolata e versatile.
A popolare questo mondo troviamo coloro che, spesso con approssimazione, vengono definiti in letteratura come i “senza storia”, “i vinti” o le “classi subalterne”: semplificazioni che nel Trentino della cooperazione e nella Val di Fiemme della Magnifica Comunità risultano riduttive, ma che in parte aiutano a definire l’orizzonte contadino marginale, arretrato e tendenzialmente conservatore, alla vigilia dei grandi cambiamenti giunti con la metà del XX secolo.

La documentazione fotografica dialoga nell’ultima sezione con alcuni quadri, realizzati dall’artista cavalesano Enrico Clauser (1883-1928), e con svariati oggetti etnografici: vividi, ma al contempo lontani, testimoni di un paesaggio culturale per secoli immutato.

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