Fino alla metà del ‘900 a Capriana erano in funzione ben sette mulini che da secoli utilizzavanol’acqua come forza motrice per la trasformazione dei cereali in farina. Con il progressivo abbandono delle campagne e la forte spinta migratoria della popolazione locale, questi mulini si sono fermati uno ad uno. Fra questi, situato sul Rio Bianco fra Capriana e Carbonare, vi era il mulino del mugnaio Bortolo Lazzeri, padre di Maria Domenica Lazzeri, dalla gente chiamata “Beata Meneghina”. Abbandonato e ridotto ormai a rudere, il mulino è stato acquistato nel 1989 dall’allora neo-costituita Associazione “Amici della Meneghina” e poi, nel 2003, ceduto al Comune che lo ha ristrutturato: dal 2008 il mulino ha ripreso a macinare il grano con le macine e il pestino originari a scopo didattico-dimostrativo.
La visita al Mulino permette di scoprire e approfondire un particolare aspetto della vita rurale di montagna di un tempo, vale a dire la coltivazione e la lavorazione dei cereali, attività basilari per l’alimentazione delle genti di Capriana e della Val di Fiemme. All’interno del piccolo museo sono esposti una serie di utensili tipici dei mestieri del mugnaio e del contadino.
Al piano superiore il Museo della “Meneghina” raccoglie una collezione di cimeli, oggetti ed opere riguardanti la vita di Maria Domenica Lazzeri (che in quel mulino lavorò assieme alla sua famiglia) e quanto è stato fatto nel tempo per preservarne e divulgarne il ricordo. Nata a Capriana il 16 marzo 1815, la “Beata Meneghina” visse e morì in questa borgata, trascorrendo gli ultimi quattordici anni della sua vita immobile nel suo letto di dolore, senza bere né mangiare, stigmatizzata, e terminando il proprio calvario il 4 aprile 1848 all’età di soli trentatré anni.
Dove:Capriana, località La Sega (sulla strada che porta alla frazione Carbonare)
Ingresso: libero
Periodo di apertura e orario:da aprile a novembre, su prenotazione